Oggi parliamo di…Autolesionismo

OGGI PARLIAMO DI …AUTOLESIONISMO

Dott.ssa Giulia Serra

UOC Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

COS’È
è un fenomeno che negli ultimi anni interessa sempre più gli adolescenti. Si caratterizza per la presenza di atti intenzionali volti ad arrecarsi danni fisici in grado di produrre sanguinamento, lividi o dolore che vengono effettuati senza esplicito intento suicidario.

Le modalità più comuni possono essere procurarsi tagli, colpirsi, mordersi, strapparsi i capelli, grattarsi la pelle e provocarsi bruciature.
Tensione, ansia, per risolvere difficoltà interpersonali o ancora come forma di autopunizione sono spesso le motivazioni riportate per giustificare il danno arrecatosi con il proposito di ridurre emozioni negative.

La presenza di comportamenti autolesionistici, costituisce uno dei fattori di rischio per il suicidio/tentativo di suicidio in adolescenza.
Infine gli adolescenti con comportamenti autolesionistici, soprattutto se ricorrenti, mostrano con maggior frequenza altri comportamenti di ricerca/esposizione a rischi (comportamenti sessuali promiscui, abuso di alcool e droghe, assunzione incongrua di farmaci).

 

ALCUNI NUMERI
Tipicamente esordisce tra i 12 e i 14 anni con tendenza a diminuire (risolversi) dopo i 20/25 anni.

Sebbene l’autolesionismo possa attivarsi come emulazione tra pari, nella maggior parte dei casi è frutto di una difficoltà nella regolazione degli affetti negativi e/o nelle modalità di adattamento allo stress.

Può presentarsi come singola manifestazione o essere associato a disturbi quali i disturbi dell’umore e del comportamento, i disturbi alimentari, l’abuso di sostanze.

Fra i bambini e adolescenti la prevalenza varia tra l’1,5% e il 6,7%. Per chi ha in associazione un disturbo psichiatrico la prevalenza può raggiunge il 60%.

 

COME REAGIRE
Le condotte autolesionistiche non vanno sottovalutate, sia per il rischio di un peggioramento dei comportamenti auto-aggressivi fino ad arrivare a comportamenti suicidari, sia perché rappresentano un segno di una sofferenza psichica del ragazzo.

Un ruolo significativo nel cogliere i segnali di allarme, oltre alla famiglia, possono averlo il personale scolastico e il gruppo dei pari.
È fondamentale non assumere un atteggiamento giudicante né stigmatizzare il comportamento autolesivo, in modo da favorire la richiesta di aiuto a specialisti per un’adeguata valutazione e la presa in carico terapeutica.
È necessario monitorare il rischio e la possibilità di danno, rimuovendo armi, farmaci e oggetti potenzialmente dannosi dalla portata del ragazzo, ostacolando l’uso di alcol e droghe

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